Euterpe
Euterpe
Versi in libertàEuterpe significa colei che alletta, è una delle nove muse e presiedeva alla poesia lirica ed al canto. Inventò vari strumenti musicali quale il flauto.
SESe puoi non perdere la testa quando tutti STRAVAGANZE DA CALENDARIODall'anno di 445 giorni a quello che saltò 10 giorniLa settimana era anticamente
poco usata quale elemento costitutivo del calendario e persino gli
ebrei, che pure avevano quale giorno di festa il sabato, semplicemente
sapevano della ricorrenza contando sette anonimi giorni! ELEMENTARE WATSONQuattro chiacchiere su Sherlock HolmesDunque, Marit, come promesso, eccoti qualche informazione su Sherlock Holmes, detective numero uno di tutti i tempi. Innanzitutto appena un accenno al suo papà, il dottor Artur Conad Doyle. Vissuto tra il XIX e XX sec., lavorava all’interno del nosocomio di Edimburgo, la sua città natale, quando ebbe la (bella) fortuna di conoscere il dottor Joseph Bell, suo docente e un uomo dalle straordinarie qualità deduttive che gli permettevano, dai minimi dettagli, di comprendere le caratteristiche psichiche e fisiologiche dei suoi pazienti. Fu quell’uomo che, in futuro, gli avrebbe ispirato il personaggio letterario che avrebbe fatto la sua fortuna. Tutto cominciò quando, aperto senza successo uno studio medico a Portsmouth, si mise a scrivere… Sì, perché i pazienti non abbondavano affatto e, mentre aspettava che arrivassero, tanto per ingannare il tempo, cominciò a scrivere romanzi polizieschi pubblicati su alcuni giornali. Sai qual è il bello, Marit? Che Conan Doyle si accorse di avere più successo con la narrativa anziché come medico! Il primo racconto in cui il leggendario investigatore dalla notorietà ancora vivissima debutta è datato 1887, si tratta di “Uno Studio in Rosso”, ma questo è il titolo della versione italiana, quello originale è “A Study in Scarlet”: lo puntualizzo per agevolarti nella traduzione. Conan Doyle si adoperò nello scrivere anche altre cose; “Il Mondo Perduto” (“The Lost World”), per esempio, fu uno dei suoi lavori al quale si sarebbe ispirato il futuro mondo della cinematografia come col film “Jurassic Park”. Il problema, però, Marit, fu che presto Conan Doyle si accorse di essere rimasto “imbrigliato” fra le reti del suo Holmes tanto da doverlo far resuscitare dopo averlo fatto cadere in un precipizio: l’epopea del personaggio sarebbe dovuta finire lì, ma dovette presto farlo tornare a nuova vita per la gioia dei suoi appassionati (oramai numerosissimi). Il suo nome rimarrà, dunque, legato per sempre a quello di Sherlock Homes, l’investigatore-consulente abitante al 221B Upper Baker Street, indirizzo di Londra al quale ancora oggi, ogni anno, si recano migliaia di turisti. Il nostro detective, al contrario dei suoi predecessori (come Dupin e Lecoq tanto per citare i due più famosi), sarà un tipo che risolverà i casi propostigli in maniera pressoché empirica, direi scientifica, anzi: “Usando gli occhi, le orecchie, le mani, il cervello, l’intuizione e, soprattutto, la vostra capacità deduttiva”, proprio come spiegava il dottor Bell rivolgendosi ai suoi studenti affinché riuscissero a compiere uno studio tanto minuzioso quanto perfetto del paziente. Vuoi sapere una curiosità? Il dottor Bell divenne perfino un ottimo critico letterario ed amico di Conan Doyle! Holmes probabilmente deve il suo nome a Oliver Wendell Holmes, un celebre ricercatore statunitense realmente esistito; accanto a lui, fin dall’inizio, trova spazio la figura di John Watson (suo fido assistente), medico rientrato dall’Afghanistan e ferito in seguito ad una campagna militare. Elementare, Marit! Hai capito, cosa intendo dire fra le righe? Semplice: Holmes rappresenta l’ideale al quale Conan Doyle si ispira, lui è quello che lo scrittore vorrebbe essere (abile come il suo docente, Bell), ma nella realtà si identifica molto di più nel medico Watson, destinato al ruolo che il critico Gianni Tizzoni definisce di “stupefatto assistente” e narratore delle imprese del vero eroe! Tant’è che il disegnatore Sidney Paget, incaricato di raffigurare i due, ritrasse l’assistente prendendo a modello l’autore! Il favore del pubblico per Holmes e Watson non arriva col primo racconto, ma dal secondo in poi (“Il Segno Dei Quattro”), quando il lettore comincia ad appassionarsi alle loro avventure. Il segreto del successo sta nel fatto che il lettore ama appassionarsi a racconti brevi e conclusi come quelli che vedono protagonisti i nostri eroi… un po’ come accade per la fiction televisiva dei nostri giorni. E’ nel 1893 con “L’ultima Avventura” che l’investigatore precipita nelle cascate svizzere di Reichenbach avvinghiato a Moriarty, il genio del male e suo eterno nemico, ma come accennavo, l’eroe dalla pipa ricurva, dal berretto da cacciatore di daini, dalla mantellina a quadri, magro e allampanato è destinato a tornare in vita; lo fa otto anni dopo nel romanzo “Il Mastino dei Baskerville” e spiega come si è salvato dalle cascate svizzere nella successiva opera, “L’Avventura della Casa Vuota”. In realtà (delucida) non era mai caduto dalla rupe sulla quale Watson l’aveva visto l’ultima volta, era risalito dalla parte opposta per sfuggire ai suoi avversari lasciando il suo povero braccio destro all’oscuro della realtà. Holmes è in grado di risolvere i casi più intricati grazie al proverbiale spirito di osservazione e deduttivo che accompagna ad una ferrea logica in una magnificazione dell’intelletto umano. E’ quello che oggi, in gergo giovanile, potremmo definire un portento, un “fenomeno” che avrebbero ammirato anche grandi personaggi come Roosvelt, Einstein oppure Eco, ispirato al detective londinese quando descrive Guglielmo da Baskerville nel celeberrimo capolavoro “Il Nome della Rosa” ed il cui nome è scelto non a caso. Gran parte del suo tempo il detective, tossicodipendente e disprezzatore del gentil sesso, lo trascorre davanti al caminetto nella sua abitazione di Baker street oppure fra le viuzze scure della capitale britannica fra nebbie e carrozze sotto la fievole luce di lampioni a gas. Riesce a camuffarsi con una parrucca, una barba posticcia, cerca sempre di mettere in evidenza le sue straordinarie doti dando saggio di capacità logico-deduttive al di sopra della norma; ogni caso non è una semplice occasione lucrosa, è una sfida alla sua stessa intelligenza. Devi sapere che ormai il nostro detective è divenuto una irrinunciabile fonte di ispirazione per chiunque aspiri a scrivere un giallo. Un po’ come è accaduto per il conte Dracula di Bram Stoker, Sherlock continuerà a sopravvivere alla morte del proprio autore e centinaia di romanzi e racconti narreranno ancora una volta le sue gesta anche facendolo incontrare con Churchill, Freud, Lupin, Rodolfo Valentino e perfino col già citato Dracula. Conan Doyle, grazie pure alle sue opere meno conosciute al grande pubblico, andrà a costituire l’anello di congiunzione fra Edgard Allan Poe e Stephen King. Ti offro un’ultima curiosità: sembra che la famosa frase “Elementare Watson” sia stata citata da Sherlock Holmes, al contrario di quanto si immagini, una sola volta sotto la forma “E’ elementare Watson”!
DETTI E PREDETTIEssere al settimo cieloAffermazione dalle origini lontane, occorre risalire all'antica astronomia per capirne il significato: essa supponeva l'esistenza di sette cieli, uno sopra l'altro intorno alla Terra, immobile. Il primo era quello della Luna, seguito da quelli di Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Essere al settimo cielo significava, quindi, stare al punto di elevazione massimo.
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