Ancestralia Ancestralia

www.dicoquellochevoglio.blog.tiscali.it



Giallo e mistero

Un personaggio realmente esistito.

L’ideatore del Conte Dracula, narrò di aver avuto l’idea del romanzo con le abiezioni del vampiro in seguito all’incubo...

Le ali che insegnarono ad erigere monumenti.

Su un fregio ornamentale conservato al Cairo esiste un bassorilievo del tutto particolare...

IL MITO DELL'ELDORADO

Alla scoperta di un inedito documento che ne certificherebbe l'esistenza

Gli Aztechi? Erano assillati dall’esigenza di esorcizzare prossimi cataclismi con ricorrenti atti di purificazione poiché convinti che l’universo fosse minacciato da forze ostili, onde operavano continui sacrifici umani. Nel 1519 il conquistador spagnolo Cortés catturò l’imperatore Montezuma II, questi lo aveva identificato col dio creatore Quetzalcoatl (Serpente Piumato in nahua, la loro lingua). Montezuma pertanto si sottomise alla sua volontà, ma per questo motivo il suo popolo lo ucciderà nella fatidica noche triste.

Gli Aztechi erano collettivamente chiamati chichimechi (barbari), la loro società era molto austera, eppure in alcuni campi aveva raggiunto quasi la perfezione. Raffinati erano i loro lavori di oreficeria e gli intagli in cristallo di rocca, turchese e ambra; magnifici erano i loro manti da cerimonia piumati…

Quando Cortés tornò in Spagna descrisse i tesori di Montezuma con tale magnificenza da far nascere nell’immaginario collettivo l’idea che in quelle terre esistesse un luogo ove l’oro fosse inesauribile, l’Eldorado.

Numerosi esploratori partirono alla volta di questo segreto luogo alla ricerca di città dai tetti luccicanti al sole e dalle strade lastricate del nobile metallo, ma nessuno mai lo trovò; centinaia di indios furono torturati ed uccisi perché rivelassero la collocazione dell’Eldorado. Gli Incas credevano che l’oro racchiudesse in sé gli elementi della terra, dell’acqua, del fuoco e dell’aria: gli elementi base attraverso la cui combinazione la materia si eleverebbe a biondo metallo.

L'antico popolo credeva che l’elevazione potesse accadere anche nell’uomo passando dallo stadio primitivo a quello di essere superiore. Per celebrare questo passaggio al gran sacerdote di alcune tribù si soffiava addosso della polvere d’oro che lo ricopriva perché spogliatosi e sparsosi il corpo di resina. Lo Zipa (così era chiamato il sacerdote), ormai dorato, raggiungeva subito il centro del lago di Guatavita e, quando il sole era allo zenit, vi si immergeva; allora i presenti gettavano nell’acqua oggetti votivi solitamente realizzati in oro. E’ da questa celebrazione che nasce il mito di El Dorado, dal riferimento allo Zipa, l’uomo dorato. Veniamo ai giorni nostri, perché ancora qualche intrepido ricercatore ha voluto ripercorrere questa avventura rischiando la vita fra gli impervi monti e le intricate foreste.

Chiunque si rechi in Colombia può ritrovarsi di fronte a questo lago, ma… si tratta di un bacino artificiale perché il vero lago Guatavita si trova molto più in alto, vi si accede solo dopo un’ardua salita su un altopiano delle Ande. Vi assicuro che di preziosi sul suo fondale non ve ne sono (più) affatto. Una leggenda, dunque? Un documento risalente ad un periodo compreso fra il ‘500 ed il ‘600, custodito nell’archivio romano dei gesuiti, rimetterebbe tutto in discussione identificando l’Eldorado in Paytiti, un paese realmente esistito: il luogo dell’abbondanza fu evangelizzato nel XVI secolo!

Sul documento si parla di un regno posto “a dieci giornate discosto dal Perù […] grande come mille leghe di Spagna” abitato da “uomini bianchi come tedeschi et bellicosissimi et civili nel loro vivere […] molto ricco et adornato d’oro, d’argento et di molte perle” tanto abbondanti da essere usati persino in cucina. Un membro della Compagnia di Gesù fu, dunque, testimone oculare dell’esistenza del regno, si tratta di padre Andrea Lopez, invitato personalmente alla corte del potente re degli indios.

Il documento non rivela dove, con precisione, si trovasse Paytiti. Specifica soltanto che era raggiungibile dopo aver superato una zona molto impervia. I gesuiti vollero impedire che lo sfrenato desiderio dei ricchezza prendesse il sopravvento ancora una volta sugli europei che già in passato avevano portato morte e distruzione?

LE PIRAMIDI? GROSSE METEORITI

Le piramidi e la fonte di ispirazione per la loro costruzione

L'Egitto è noto soprattutto per le piramidi, le Sovrane del tempo che fiancheggiano la riva orientale del Nilo: contribuiscono da millenni a rendere quella terra ricca di mistero; pochi monumenti antichi suscitano altrettanto fascino e stupore nelle persone che li contemplano.

La piramide di Cheope, la più grande fra tutte, ha dimensioni tali (alta 150 metri e pesante 6 milioni e 500 mila tonnellate) che potrebbe comodamente contenere la basilica di S. Pietro al suo interno! Ma cosa ispirò gli architetti che nell'antichità resero possibile la costruzione di tali meraviglie?  Si conosceva poco di queste montagne di pietra fino a metà Ottocento, quando fu rinvenuta la famosa Stele di Rosetta che permise la decifrazione di molti geroglifici e le scarse informazioni di cui l'umanità disponeva provenivano soprattutto da Erodoto, storico greco vissuto nel V sec. a.C.

Degli egittologi hanno avanzato ipotesi circa proporzioni fra misure spaziali e dimensioni delle costruzioni piramidali: rapportando grandezze come la distanza in miglia fra la Terra ed il Sole od il valore del pi greco alla lunghezza ed agli angoli delle piramidi. Chiunque, è ovvio, può però liberamente giostrarsi con i numeri prendendo arbitrariamente in considerazione questa o quella grandezza ed ottenere risultati tenendo conto di sistemi di misura (come il miglio od il metro) diversi da quelli dell'epoca.

Durante la quarta dinastia, fu a lungo venerata (nel tempio di Eliopoli) la Pietra di Benben. Essa veniva rappresentata, nelle iscrizioni, con una forma conica o piramidale ed è il suo nome ad aver permesso di indicare la testa delle piramidi col termine piccolo benben. Molti si chiederanno cosa fosse la Pietra di Benben... Ebbene, alcuni studiosi oggi avanzano l' ipotesi che potesse trattarsi di una meteorite; è noto, infatti, che molte meteoriti, raggiungendo la Terra, assumono un orientamento che richiamerebbe la forma di un cono o piramide acuminandosi durante la fase di attraversamento dell'atmosfera. La forma delle piramidi fu, dunque, ispirata da un oggetto d'origine celeste?

IL MISTERO DEGLI EGIZI

Le ali che insegnarono ad erigere monumenti

Su un fregio ornamentale conservato al Cairo esiste un bassorilievo del tutto particolare: ritrae due ali che non appartengono ad alcuna specie conosciuta di pennuto, mentre alcuni uomini porgono verso di esse degli oggetti che dovrebbero essere delle funi.

Qualcuno, tanto per cambiare, ha provato a dare un'interpretazione a quel misterioso bassorilievo ed alcuni sono arrivati all'affascinante conclusione che gli antichi egiziani usarono la forza del vento, accanto agli schiavi, per erigere obelischi e costruire piramidi!

Maureen Clemmons, consulente finanziaria americana, nel 2001 si è data un gran da fare, insieme al professor Mory Ghabir, per dimostrare la fondatezza della teoria e, dopo un lavoro di predisposizione durato ben quattro anni, sono riusciti ad erigere un obelisco di pietra facendo uso di un sistema di pulegge e di una struttura di supporto, ma soprattutto grazie ad un immenso aquilone.

L'operazione aquilone è riuscito al secondo tentativo ed in appena 25 secondi, ma non dimostra sino in fondo che gli Egizi avessero trovato sul serio un valido alleato nel vento: in Vaticano, il papa avrebbe dovuto fare affidamento sulla forza di 74 cavalli e 900 uomini per riuscire a sollevare un obelisco di 330 tonnellate pervenuto dall'Egitto; in quanto alle immense tombe dei faraoni, pare che per costruire la Grande Piramide di Cheope (l'unica delle Sette Meraviglie ancora esistente) siano occorsi diecimila schiavi sfruttati per tre mesi l'anno in un arco di vent'anni circa. Non tantissimo se si pensa all'immensità dell'opera.

Una teoria più credibile suggerisce che per trasportare gli enormi blocchi di granito, dal peso di oltre 20 tonnellate, gli Egiziani li facessero scivolare sul viscido limo del Nilo, ma probabilmente continueremo ancora a lungo a chiederci come potessero essere elevati obelischi e costruite piramidi con le tecnologie che (non) possedevano nell'antichità.

 
Precedente Successivo  
Libbra Plus Home Page
Sommario
Misteri 1
Misteri 2
Misteri 3
Misteri 4

Iscriviti all'Active Channel
MM News
MOTORI
Auto nuova? Meglio color argento!
Libbra.quiz Mettiti in gioco e prova l'ultimo Libbra.quiz. Chi sarà il migliore?
Scegli Libbra.it Come Home Page

Libbra.it
Pag. Iniziale

Inserisci Libbra.it fra i preferiti (segnalibro)

Aggiungi a Preferiti

Segnala Libbra.it ad uno o più amici

Consigliaci ad amici

 

 

staff@libbra.it RPS 98.3 FM RCA Sud  
Libbra.it - Più peso alle... Idee!

Torna in alto